1942, Isole Salomone. Charlie, è questo il nome in codice della compagnia di fucilieri americani incaricata di assalire e assoggettare gli aviatori giapponesi assiepati su un’altura di Guadalcanal, conta sulla sapiente guida del capitano Staros (Elias Koteas), uomo mite e riflessivo, e del colonnello Tall (Nick Nolte), individuo ambizioso e senza scrupoli. Assalire una base, uccidere degli uomini che aldilà del colore della divisa non hanno niente di diverso dagli altri, lasciare o rendere vedove delle donne, togliere un padre a bambini innocenti; questi pensieri si aggirano ovviamente nelle menti di tutti i soldati chiamati all’impresa e di quelli costretti alla difesa delle posizioni militari precedentemente acquisite. Intanto l’operazione deve essere condotta a termine e l’etica, la morale, la religione e persino le convinzioni personali sembrano a tal riguardo non avere alcun potere. All’impresa, come se non bastasse, fa da sfondo una natura a dir poco lussureggiante che lascia intendere agli uomini che, a prescindere da tutte le loro assurde beghe, continuerà ad esistere. In questo quadro, tutt’altro che sereno, emergono le vicende di Witt (Jim Caviezel) che, attraverso un percorso umano ed emotivo abbastanza tortuoso, accetterà di immolarsi per la salvezza dei compagni lasciando in dubbio sulla sua intera vicenda il diffidente sergente Edward Walsh (Seann Penn) e di Bell (Ben Chaplin) che si strugge al pensiero della moglie lontana da lui mentre la donna, per tutta risposta, gli invia una lettera al fronte in cui gli annuncia di aver già predisposto le carte per il loro divorzio. Non meno interessante è infine il continuo dissenso tra Tall e Staros, convinto di dover portare a termine la missione il primo, sicuro che l’assalto costerebbe la vita a tutti i fucilieri della compagnia Charlie il secondo. La pellicola, datata 1998, ottenne il plauso del pubblico e della critica, ma nonostante abbia ricevuto ben 7 nomination agli Oscar non riuscì ad ottenere nemmeno una statuetta.