Il Dottor Mabuse

Dire dottor Mabuse significa mettersi nei guai: l’uomo non ha alcun problema a depredare, truffare e a manipolare chiunque gli capiti a tiro. Come se già la sua indole non fosse abbastanza deleteria per chi ha la sfortuna di imbattersi in questo malfido individuo, la sua professione (è uno psicanalista) non lascia scampo alle prede. Mabuse trucca così il mercato azionario diventando anche ricchissimo. Da qui ad entrare a pieno titolo tra le fila della malavita locale il passo è breve. L’unica cosa che il fato sembra aver negato allo spietato dottor Mabuse è l’amore; la contessa Dusy Told, l’unica donna in grado di fargli perdere davvero la ragione, non sembra ricambiarne l’interesse. Quest’ultima, soprannominata “La spettatrice” non è estranea alla frequentazione di ambienti ed individui non proprio raccomandabili: qui entra in contatto con il dottor Mabuse che finora si era limitato ad osservarla da lontano. Tramite un espediente l’uomo rapisce la contessa, il tutto con buona pace di Cherie Carrozza, sciantosa che invece ha sempre apprezzato l’oscuro fascino dello scienziato. Il marito della contessa, angosciato per il destino di Dusy, non trova altra soluzione se non quella di lottare almeno per riconquistare la sua serenità interiore. Purtroppo per lui, sebbene la scelta di rivolgersi allo psicanalista non possa dirsi sbagliata, si rivolge al peggiore: Mabuse. Il medico ha così modo di indurlo al suicidio. Wenk, un detective che da qualche tempo indaga sugli strani misfatti che capitano in presenza del dottore non ha più dubbi: Mabuse è un uomo di malaffare, un manipolatore da togliere di mezzo il prima possibile. Il poliziotto riuscirà nell’impresa? La pellicola, sebbene datata 1922, presenta per l’epoca notevoli effetti speciali a cominciare dalle scritte in sovraimpressione e dall’uso di immagini e luci atte a suggestionare lo spettatore che risulta sempre più ammaliato dall’idea dell’ipnosi.

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