Salvate il soldato Ryan

E’ il 1998 ma James Francis Ryan, un malinconico ottantenne, non riesce a togliersi dalla mente quel maledetto 6 giugno del 1944, giorno dello sbarco in Normandia. Lasciata la sua casa negli USA, l’uomo parte alla volta del cimitero che accoglie tanti dei suoi compagni e non riesce a non farsi assalire dai ricordi. Rivede i fumi delle granate ed i corpi martoriati, risente le urla strazianti ed i comandi impartiti agli uomini e ripensa ai tanti individui, perlopiù ragazzi, così crudelmente buttati nella mischia. Molti dei suoi amici hanno trovato la morte qualche attimo dopo aver toccato terra, altri, chissà se i più bravi o i più fortunati, sono riusciti a penetrare le difese tedesche. Tra quegli uomini c’è anche lui, ultimo di quattro figli. Quando le alte sfere dell’esercito apprendono che i tre fratelli del poveretto sono già morti servendo la patria, decretano che, costi quel che costi, l’ultimo soldato Ryan dovrà tornare a casa, sano e salvo. Il delicato compito viene affidato al capitano John Miller che, con l’aiuto di altri commilitoni, parte alla ricerca di James. I soldati, sempre più avviliti dagli orrori della guerra, percorrono la Normandia alla ricerca di qualcuno che sappia dargli notizie certe circa il militare. Dopo tante ricerche e parecchi pericoli, finalmente la piccola squadra incrocia James Ryan proprio mentre insieme ai compagni paracadutisti assalta un veicolo tedesco. John Miller, adesso faccia a faccia con il soldato, gli rivela che i tre fratelli sono morti in guerra e che per volere di alti ufficiali americani lui potrà essere congedato e rimpatriato. James si rifiuta di ricevere trattamenti di favore e anzi, forse perché fermamente convinto di compiere il suo dovere, forse per vendicare i fratelli, si butta nella mischia con accresciuto coraggio. John Miller ed il piccolo gruppo di soldati al suo seguito non possono che appoggiare il suo folle gesto… La pellicola, datata 1998, si aggiudicò ben 5 premi Oscar.

CONDIVIDI
Articolo precedenteForrest Gump
Prossimo articoloIl miglio verde