Luci della città

Charlot non ha il becco di un quattrino; si arrangia dormendo in grembo ad una statua, sarcasticamente chiamata “Pace e prosperità”, e in tasca ha a stento una moneta. Quando, passando davanti ad una giovane fioraia cieca la ragazza lo implora di comprare qualcosa, rinuncia volentieri al suo denaro per darlo alla poveretta. Il gesto è in parte semplicemente caritatevole in parte dovuto all’immediata attrazione che prova nei riguardi della donna. Passano le ore e, giunta la sera, Charlot incontra un ubriaco deciso a farla finita buttandosi in un fiume. Il vagabondo riesce dopo vari tentativi a dissuadere il poveretto che si rivela in seguito un milionario: grato a Charlot, l’uomo rifocilla il suo benefattore e, dietro sua richiesta esplicita, compra tutti i fiori che la ragazza cieca ha con sé. Sempre più invaghito della giovane, Charlot si ripropone di trovare quanto prima un buon lavoro ed utilizzare il suo denaro per curare la fioraia. Intanto, non potendo fare altro, si accontenta di andarla a trovare appena possibile e di comprare, finanze permettendo, qualche fiore. Un tizio non meglio identificato gli propone un giorno di guadagnare qualcosa lottando in un incontro di boxe che, avrebbe dovuto essere truccato, ma per una serie di sfortunate coincidenze diventa uno scontro senza esclusione di colpi. Ancora a seguito di nefaste coincidenze, il povero Charlot viene accusato ingiustamente di aver derubato il ricco ubriaco incontrato all’inizio della pellicola. In ogni caso, grazie a lavoretti e peripezie di vario genere, il vagabondo riesce a racimolare la somma che permetterà alla sua fioraia di operarsi e riacquistare la vista. Arrestato infine con l’accusa di furto, Charlot perde le speranze di conquistare il cuore della sua bella… La pellicola, datata 1931, riscosse enorme successo già alla sua prima proiezione. Pare che proprio in questa occasione, mescolati tra la folla del Los Angeles Theatre, fossero presenti Charlie Chaplin ed Albert Einstein.

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